L’associazione assiste gli operai Enel addetti alla costruzione e manutenzione di elettrodotti nelle cause per il risarcimento del danno biologico differenziale.
Le responsabilità del datore di lavoro e il danno differenziale
Grazie all’adesione di migliaia di operai Enel provenienti da tutta Italia, abbiamo potuto esaminare i diversi profili di responsabilità dell’Enel nelle molteplici realtà lavorative (Lazio, Molise, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna etc.). Il primo riscontro è che la moltitudine degli Elettricisti di Nucleo di Distribuzione che hanno eseguito i lavori di costruzione e manutenzione elettrodotti su detti territori, hanno in comune le stesse patologie osteoarticolari ai principali distretti della deambulazione e della manualità (colonna vertebrale, spalle e ginocchia). Diversi Tribunali e Corti di Appello hanno già accertato le omissioni datoriali in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro e salute dei lavoratori.
Dalle risultanze di oltre 50 procedimenti contro l’Enel per il danno differenziale è infatti emerso che per una intera generazione l’Enel non ha mai realizzato neppure le premesse per tutelare la salute dei lavoratori. Difatti non ha: A) istituito le Commissioni che avrebbero dovuto definire (art 36 CCNL del 1973) gli indici di gravosità e disagio dei lavori sugli elettrodotti; B) non ha predisposto le Cartelle Sanitarie e di Rischio degli operai, né ha censito i rischi tecnopatici nei DVR fino al 2002; C) non ha mai sottoposto gli Elettricisti di Nucleo di Distribuzione ad una mirata sorveglianza sanitaria periodica fino al 2007; D) ha sistematicamente assegnato turni di reperibilità (ove si opera in estreme condizioni) superiori a quelli contrattualmente previsti; E) ha impiegato in modo abituale il lavoro straordinario; F) ha impiegato DPI inadeguati e personale insufficiente rispetto al carico di lavoro effettivo.
L’indagine di Tudie condotta nelle vertenze INAIL su circa 800 Elettricisti di Nucleo di Distribuzione delle suddette regioni, consente, da una parte, di evidenziare la maggior incidenza di patologie interessanti i principali distretti della deambulazione e della manualità negli Elettricisti di Nucleo di Distribuzione. Dall’altra, consente di stimare gli enormi risparmi di spesa ottenuti dal datore di lavoro in conseguenza della mancata attuazione degli oneri sub A) – F), la cui entità assume decisiva rilevanza se proiettata all’intera categoria degli elettrici (che nel 2000 contava circa 90.000 operai).
I Tribunali di Velletri, Frosinone, Cassino, Isernia, Campobasso, Cosenza, Crotone, Chieti, Sulmona e Lanciano hanno già condannato l’Enel all’integrale risarcimento del danno alla salute per dette responsabilità. Altrettanto hanno fatto le Corti di Appello di Roma, Palermo e Campobasso.
Il primo caso identico è stato definito dalla Suprema Corte di Cassazione con sentenza n. 9470/13, che ha conferma la condanna dell’Enel disposta dal Tribunale di Isernia.
In tutti i casi sono state accertate le tipiche patologie osteoarticolari da sovraccarico e microtraumi alla colonna vertebrale, agli arti superiori e inferiori, in favore degli addetti alla costruzione e manutenzione di elettrodotti.
Molti ex dipendenti Enel suppongono che con la sottoscrizione dell’accordo di risoluzione anticipata per esodo incentivato intervenga anche la rinuncia ad ogni diritto sotteso al rapporto di lavoro (compreso il risarcimento del danno alla salute e le prestazioni assistenziali e economiche all’Inail), ma non è così. La giurisprudenza è pacifica nel ritenere che la dichiarazione sottoscritta dal lavoratore in sede di pensionamento non comporta la rinuncia né alle prestazioni Inail, né tanto meno a quei diritti che al momento della sottoscrizione non erano ancora noti e documentati. Il principio è stato costantemente sancito dalla Suprema Corte di Cassazione che diverse volte ha ribadito che gli accordi di esodo incentivato dell’Enel sono semplici quietanze a saldo prive di efficacia abdicativa dei diritti sottesi al rapporto di lavoro (vedi sentenza).
Milena Gabanelli sul caso degli operai Enel
La giornalista Milena Gabanelli, nell’articolo “Il lavoro logora chi non è protetto” della rivista “Io Donna”, inserto del Corriere della Sera del 27 settembre 2008, ha trattato proprio il caso delle malattie professionali degli operai Enel addetti alla costruzione e manutenzione di elettrodotti, mettendo in luce le inspiegabili resistenze dell’Inail al riconoscimento e all’erogazione delle prestazioni economico-sanitarie in favore della categoria.
Sono trascorsi tanti anni dalla pubblicazione dell’articolo e l’Inail nega ancora il diritto alle prestazioni assicurative garantite dall’art. 38 della Cost., producendo distorsivi effetti anche sul sistema previdenziale Inps e sul Sistema Sanitario Nazionale (SSN), sui quali finiscono per ricadere tutti i costi sociali delle malattie contratte invece per causa di lavoro (leggi la denuncia di Tudie del 2018 al Ministro Di Maio). La nostra missione terminerà solo quando l’Inail riconoscerà il diritto alle prestazioni assicurative all’intera categoria di elettrici.
I documenti necessari
Dopo aver eseguito l’iscrizione a Tudie e una volta acquisiti i documenti necessari all’istruttoria, gli avvocati incaricati potranno verificare la fattibilità dell’azione giudiziaria sia per il riconoscimento delle prestazioni economiche dell’Inail, sia per richiedere il danno differenziale al datore di lavoro. Per lo studio di fattibilità serve la seguente documentazione:
- referti strumentali;
- visite specialistiche;
- certificati medici di assenza dal lavoro per sintomatologie collegate;
- cartelle cliniche di ricoveri e/o interventi chirurgici per patologie collegate;
- cartella Sanitaria e di Rischio;
- eventuali visite mediche di idoneità lavorativa;
- curriculum lavorativo, o comunque la ricostruzione della storia lavorativa, con le qualifiche e l’indicazione di eventuali esoneri e dei suoi motivi;
- ultima busta paga con indicazione della data di cessazione del rapporto.
La documentazione dovrà essere scansionata e inviata in formato .pdf sulla mail di tudieonlus@gmail.com.
Eventuali documenti mancanti verranno richiesti all’azienda dall’avvocato incaricato alla gestione della pratica. Si procederà quindi alla compilazione del primo certificato medico di malattia professionale, corredandolo di tutte le informazioni di rilievo sulla storia lavorativa, dopo di che il tuo medico di famiglia, dopo averlo completato con la descrizione delle patologie professionali, procederà al deposito della domanda con modalità telematica.
Contestualmente gli avvocati interromperanno la prescrizione del diritto nei confronti del datore di lavoro, al quale formuleranno specifica richiesta di risarcimento dei danni cd. differenziali, ovvero di quella parte del danno non coperta dall’Inail, che è anche la più consistente.
N.B. Tudie è convenzionata con lo Studio Legale Inella & De Santis (patrocinanti in Cassazione), che da quasi venti anni segue le vertenze in diversi Tribunali e Corti di Appello d’Italia e ha già ottenuto numerosissime sentenze di condanna dell’Enel e dell’Inail. Lo Studio Legale segue la vertenza senza percepire alcun compenso in anticipo, nè in caso di rigetto della domanda.
In virtù della convenzione con Tudie, lo Studio Legale verrà pagato solo in caso di esito positivo del giudizio, con apposito accordo scritto e in piena trasparenza.